Il mastering è la fase più ingannevole del processo di produzione musicale.

Perché?

Masterizzare può sembrare semplicemente un colpo di spazzola al lavoro principale di mixaggio, una lucidata. In parte è così, perché il lavoro di bisturi a livello di produzione musicale avviene principalmente durante il mixaggio.

Eppure, un mastering approssimativo è in grado di rovinare un mixaggio professionale a causa di un’esperienza di ascolto pessima in base al dispositivo utilizzato dall’ascoltatore per riprodurre il suono.

Oggi ti confidiamo 5 tricks per un mastering di qualità!

Mastering trick #1: prenditi una pausa!

Abbiamo appena iniziato e già ti chiediamo di fare una pausa, siamo totalmente impazziti?

No! Non del tutto!

Il tuo orecchio è importantissimo per sentire la bella musichina che ti piace tanto, ma è anche la parte del tuo corpo più pigra. In poche parole e senza stare a fare i professoroni, l’orecchio umano dopo un po’ che ascolta la stessa sequenza di suoni, ovvero una canzone, si abitua al volume (alla loudness) di questi suoni, al punto che non è più in grado di dire oggettivamente se il volume è troppo alto o troppo basso.

Ovviamente la cosa vale in ambito di produzione musicale, dove parliamo di sfumature sonore, ovvio che se passi dal volume di un concerto da camera a quello delle Vuvuzela (te le ricordi sì?) ai mondiali in Sudafrica ti accorgi eccome della differenza!

Ma se devi lavorare sulla giusta loudness per far sì che il pezzo suoni bene per qualsiasi tipo di ascolto (la tua macchina, le casse del tuo stereo, le tue cuffie) si tratta di sfumature, e se ascolti un pezzo senza pause per troppo tempo non sarai più in grado di coglierle. Quindi prenditi una pausa e non usarla per controllare quanto sei sotto con i tuoi investimenti in criptovalute (ormai anche il papa ha un wallet bitcoin).

Mastering trick #2: usa il metro!

Ormai siamo nell’era del data-driven e degli strumenti di misurazione e il mondo del mix e mastering non è stato risparmiato da questa tendenza.

Se la tua DAW non ha uno strumento di misurazione incorporato puoi trovarne online senza problemi. Ma prima ti spieghiamo un attimo di cosa stiamo parlando quando diciamo che per migliorare il tuo mastering devi usare il metro.

Cosa devi misurare durante il mastering? Anzitutto la loudness (il volume).

E come si misura?

Con i LUFS, che sta per Loud Units Full Scale. Ovvero una scala che riporta il livello di loudness della tua canzone. Puoi misurare sia il volume medio della canzone o quello di singoli pezzi, si parlerà quindi di integrated LUFS nel primo caso e di short-term LUFS nel secondo caso.

Sono entrambi molto utili per la qualità del tuo mastering. Gli integrated LUFS servono principalmente per confrontare due canzoni tra di loro, mentre gli short-term ti servono per confrontare diverse sezioni di una stessa canzone.

Ma servono davvero i LUFS?

Certo che sì, da quando il mondo musicale si è digitalizzato si è anche uniformato. Piattaforme come Spotify e Apple Music masterizzano in automatico le canzoni presenti sulla loro piattaforma secondo parametri ben precisi.

Spotify: -14 LUFS

Apple Music: -16 LUFS

Youtube Music: -14 LUFS

Quindi, considera questo: anche se dovessi masterizzare la tua canzone con dei LUFS più alti, quando verrà riprodotta da un ascoltatore su Spotify sarà comunque portata a -14 LUFS! Eppure, masterizzare con un range maggiore di LUFS ha ancora senso, ad esempio per eventi dal vivo! Ricordati però che se stai mixando e masterizzando il tuo pezzo da pitchare a Spotify non ti serve a nulla alzare a mostro il volume! Tanto sarà corretto in automatico.

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Mastering trick #3: confronta il tuo pezzo masterizzato con quello non masterizzato

Un’inutile complicazione? Assolutamente no! Confrontare la versione masterizzata del tuo pezzo a quella precedente ti aiuta tantissimo a capire se quello che hai fatto in fase di mastering ha avuto un senso o se hai fatto un gran casino.

Come si procede?

Metti in loop la parte più “loud” del pezzo, ora confrontala con quella masterizzata e misura i LUFS (vedi sopra) di entrambe. Metti mano (e mouse) al fader e adatta il volume di quello masterizzato a quello “vanilla” (la versione non masterizzata) finché non hanno lo stesso volume.

A questo punto ascolta e cerca di capire se hai lavorato bene in fase di EQ(ualizzazione) e compressione in fase di mastering. Se la canzone pre-mastering ti sembra migliore, allora c’è qualcosa che non va e devi rimetterti al lavoro.

Fatto questo devi passare ad un altro step, quello di confrontare la tua traccia con una traccia di riferimento.

Farlo ti aiuterà tantissimo quando subentrerà la stanchezza da ascolto e le tue orecchie non saranno in grado di capire in modo oggettivo se hai masterizzato in modo decente o hai dato vita a un mix che le vuvuzela levati proprio.

Ascolta la tua traccia di riferimento in modo professionale, i vocal ti sembrano più puliti? La batteria copre qualsiasi cosa?

Cerca di dare al tuo mix lo stesso “sapore” del pezzo che usi come riferimento.

Lo sappiamo sapore è un termine vago, ma è utile per capire che non devi ricalcare pedissequamente ogni scelta di mastering del pezzo di riferimento, perché ogni canzone ha una sua identità, cerca piuttosto di replicare quell’atmosfera.

Conclusione

Eccoci qua, hai imparato tre trucchetti per migliorare il tuo mastering e permettere alla tua musica di spaccare su qualsiasi tipo di dispositivo o piattaforma! Se hai ancora dubbi o se non hai sbatti di masterizzare la tua musica da solo puoi sempre scriverci e affidarti alle nostre sapienti manine! Clicca di brutto sul pulsante viola qua sotto.

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Luca Oliveri

Mi chiamo Luca Oliveri, sono un Producer / Compositore.
Aiuto artisti, producer e musicisti a realizzare i propri progetti musicali, offrendo consulenze ed offrendo servizi di produzione musicale, mix e mastering audio.

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