Se sei un musicista alle prime armi, che tu lo voglia o no, prima o poi dovrai occuparti direttamente del suono della tua musica: capire cos’è una catena di segnale di mastering e come può aiutarti a migliorare i tuoi brani è essenziale. Ovviamente, come tutti, trovandoti la prima volta davanti a una digital audio workstation ti sentirai confuso come se dovessi pilotare un aeroplano di linea. In realtà, non serve essere tecnici della NASA per creare un sound pieno e piacevole, ma ti serve comunque un po’ di pratica accompagnata da nozioni teoriche.

In questo articolo ci occuperemo della catena di mastering, ovvero di tutte quelle procedure di elaborazione del suono che ti permetteranno di dare vita a brani eccezionali. Specialmente per chi è digiuno di mix e mastering musicale, è doveroso fare una premessa: quel suono pulito e piacevole tipico dei tuoi artisti preferiti non è dovuto solamente a un’esecuzione ben fatta, ma è frutto di lavorazioni successive in post produzione.

La definizione di catena di segnale di mastering

Se volessimo dare una definizione per catena di segnale di mastering, in inglese mastering chain, potremmo definirla come l’insieme di processi e lavorazioni che rendono un brano già mixato adatto alla distribuzione. Mi rendo conto che forse questa frase non è sufficiente a darti un’idea precisa di quello che intendo. Le lavorazioni in post produzione possono procedere in vario modo, per quanto riguarda il mastering vanno in ordine sequenziale. Da una prima elaborazione del suono si otterrà la materia prima oggetto di una seconda lavorazione e così via. Ne scaturisce che se commetti un errore nelle prime fasi rischi di portartelo dietro lungo tutto la tua catena di mastering, compromettendo risultato finale.

È chiaro che non è semplice districarsi attraverso l’arte della produzione musicale, ma con un po’ di approfondimento e di impegno anche tu potresti ottenere il sound che stai cercando.

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La catena di mastering dal punto di vista creativo per fare la TUA musica

Una prima premessa che dobbiamo sottolineare fin da ora riguarda l’utilità creativa di una catena di mastering. Non vorrei, infatti, trasmettere un concetto sbagliato con quest’articolo. L’elaborazione del suono è sicuramente un processo di natura tecnica, che richiede competenze altamente specifiche esperienze maturate negli anni, ma bisogna ricordare che la finalità ultima di un’elaborazione di questo tipo è quella di dare vita a un prodotto creativo e originale.

Ogni artista, ogni album, hanno una sonorità propria. Qualcosa che li caratterizza il distingue dal resto del panorama musicale. Quindi quando ti trovi alle prese con la postproduzione dei tuoi brani tieni bene a mente il tuo obiettivo: creare la tua personale musica.

Su internet puoi trovare articoli che spiegano nel dettaglio quali strumenti utilizzano i principali studi di registrazione del mondo, dandoti l’illusione che utilizzando i medesimi plugin otterrai lo stesso successo di Marracash o Billie Ellish. Ovviamente non è detto che sia così, ogni artista ha le sue sonorità e funzionano proprio perché sono personali. Certamente puoi prendere spunto e seguire il loro esempio, ma l’obiettivo finale di tutte le lavorazioni che compi sulle tue canzoni deve essere quello di trovare il tuo stile.

Una catena creativa ma coerente

Un altro errore molto comune che potrebbe scaturire dalla lettura del precedente paragrafo è quella di esagerare con la creatività. So che vorresti innovare completamente il panorama musicale moderno, essere un Mozart dei nostri tempi, un Elvis contemporaneo e con una pettinatura meno imbarazzante, ma stai attento a non esagerare.

Quando crei una catena di mastering per la tua musica ricordati che devi essere coerente con il tuo stile e mantenere una certa uniformità tra i differenti brani dello stesso album. Solamente in questo modo potrai ottenere un prodotto figo e caratteristico. Cerca di sperimentare, ma trova gli elementi più adatti a te e non tradirli.

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La catena di segnali di mastering dal punto di vista tecnico: plugin o funzioni native?

Dal punto di vista tecnico invece una catena di segnali di mastering è costituita da un numero X di dispositivi (o plugin, oggigiorno) collegati in serie che intervengono sulle caratteristiche spettrali e spaziali di un brano.

Una volta era un insieme di strumenti analogici attraverso cui il suono entrava e veniva elaborato. Oggi, con l’avvento di software dedicati alla produzione musicale è sufficiente concatenare i tuoi plugin preferiti. Ovviamente nulla di vieta di utilizzare anche le funzioni native all’interno del tuo programma, se li ritieni di qualità e adatti al tuo stile. L’importante è riuscire a ottenere un suono di qualità. Vediamo adesso come potrebbe essere fatta una qualsiasi catena di mastering.

L’ordine perfetto per un mastering eccezionale

Ricordati che si tratta di scelte arbitrarie e che dipendono dai tuoi obiettivi, ma idealmente i plugin di una catena di mastering potrebbero essere disposti in questo modo:

  1. Equalizzatori
  2. Processori di immagine stereofonica
  3. Processori dinamici
  4. Post-Equalizzatori
  5. Riverbero
  6. Limiter
  7. Dither

L’equalizzazione rappresenta quasi sempre una delle fasi più importanti nella lavorazione di un brano. Ha il compito di rimuovere tutte le frequenze inutili o indesiderate, ripulendo la traccia delle tue canzoni.

Lavorare sulla stereofonia è essenziale per dare profondità e caratterizzare i tuoi brani migliori. Basta poco a volte per registrare un suono distribuito in modo non omogeneo e ciò potrebbe essere un problema se fatto in modo non intenzionale.

La terza fase coinvolgere i processori dinamici come i compressori. Si tratta di un’operazione essenziale per dare colore al brano enfatizzando alcune bande dello spettro sonoro.

In seguito a una fase di compressione è opportuno recuperare le frequenze che potrebbero essere andate perse. I post equalizzatori servono proprio a questo. Nella migliore delle ipotesi per questa fase si utilizzano strumenti di natura analogica.

Nella quinta fase abbiamo incluso il riverbero da utilizzare in modo spaziale per dare un senso di tridimensionalità al tuo sound. Fai attenzione però con il dosaggio e cerca di non esagerare.

L’ultimo processo dinamico della catena di mastering è il limiter: lo puoi utilizzare per massimizzare il volume impostando soglie consone ai tuoi obiettivi.

Lo scopo della lavorazione finale è quella di rendere meno brusche le transizioni di suono e per farla dovrai affidarti a un valido dither.

Se hai dubbi o vuoi raccontarci come hai settato la tua catena di mastering, scrivici subito un messaggio e discutiamo insieme!

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Luca Oliveri

Mi chiamo Luca Oliveri, sono un Producer / Compositore.
Aiuto artisti, producer e musicisti a realizzare i propri progetti musicali, offrendo consulenze ed offrendo servizi di produzione musicale, mix e mastering audio.

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