Il mastering audio è il tocco finale, ottimizza la traccia per qualsiasi dispositivo o piattaforma, in modo da farla suonare sempre al meglio.

Il tempo di masterizzare

Quando si parla di masterizzare, di solito viene in mente il masterizzatore del vostro vecchio pc, o peggio tutte quelle “compilescion” che facevate per le feste di compleanno al liceo, o per l’estate, quando riversavate tutto il vostro sapere musicale (qualcuno si ricorda i Limp Bizkit? O i Sum 41?) in un cd vergine. 

Bene, il mastering audio è quello che si dovrebbe fare prima di mettere la vostra musica in un cd, o in qualsiasi altro supporto.

In altri articoli abbiamo abbiamo visto  cos’è il mixaggio e anche la differenza tra mixing e mastering. Ora è il momento di scoprire che se fa quando se fa mastering. Et voilà, è di nuovo il momento della metafora magica! Stavolta useremo il fantastico mondo dell’ortodonzia, cosa c’è di meglio? Tutti amiamo andare dal dentista dopotutto!

Pensate al mixaggio come alle otturazioni che sistemano le carie della vostra traccia. Il mastering è invece quel processo molto più soft che consiste nello sbiancamento finale dei denti e delle otturazioni. No, non sono pagato dall’Associazione Dentisti Italiani, ma mi raccomando, usate il filo interdentale ragazzi! (ironia: on).

Le basi del mastering audio

Il focus del mastering è quello di far sì che il vostro pezzo suoni allo stesso modo su qualsiasi dispositivo. La cosa è importante soprattutto quando si ascolta un album, o più di un brano. Il mastering si divide in vari step, vediamoli insieme.

Fare un check generale

Ascoltate bene le tracce, può succedere che si sentano dei click, dei pop o peggio.

Iniziate proprio da qui,

fate una bella pulizia di questi residui indesiderati. In più, in questa prima fase di ascolto dovreste già iniziare a farvi un’idea di cosa non va, di dove andare ad agire, se c’è da equalizzare o sistemare il volume (autore della canzone: quanto vuoi ritoccare il volume? Fonico: sì).

cos'è il mastering audio[spiegato semplice]

Il volume

Per rendere uniforme il volume si usa un limitatore, che imposta un picco massimo per i vostri suoni, in modo da garantire una buona dose di uniformità, non troppa, sennò suonerebbe tutto piatto.

Partiamo dal volume, perché? Beh, se un pezzo ha un volume che pare un sussurro e l’altro gracchia come manco le cornacchie che vi svegliano ogni mattina alle sei, dovrete star là a smanettare con il volume canzone dopo canzone.

In più se i pezzi appartengono allo stesso album, non è una bella cosa che tra di loro l’audio sia diverso, fa sembrare il tutto incoerente, rovina l’atmosfera immersiva in cui entrate quando vi sparate un album intero (dovrebbe avere una sua identità complessiva, che collega le singole tracce, sennò non parliamo di album).

Per rendere uniforme il volume si usa un limitatore, che imposta un picco massimo per i vostri suoni, in modo da garantire una buona dose di uniformità, non troppa, sennò suonerebbe tutto piatto.

MA C’É UN MA!

Spotify, Tidal, Youtube & co. hanno fatto una cosa simpatica, che è quella di uniformare il volume dei brani che vengono riprodotti su queste piattaforme, un processo chiamato “normalizzazione”.

Sembra una roba da niente, ma sappiate che questa piccola modifica ha messo fine a una guerra, ebbene sì: la Loudness war, un conflitto che ha decimato la popolazione dei timpani.

Alle origini del mastering, quando i mixer erano in pietra e le frequenze si aggiustavano a colpi di clava, ci si rese conto che un pezzo con un volume mediamente più alto creava più coinvolgimento emotivo e catturava più l’attenzione (ma va?).

Da quel giorno i fonici decisero di fare pezzi sempre più loud, dal volume sempre più alto, perché intanto la gente si abitua e quindi devi ogni volta scavalcare la soglia di ciò che è ritenuto “alto”. Ma come detto sopra, la guerra è finita, i timpani sono salvi e il wwf può reintrodurli nel loro habitat naturale.

Equalizzazione e compressione

Ancora tu, ma non dovevamo rivederci più? (cit.) speravate che gli spiegoni fossero finiti vero? E invece no! Rieccovi equalizzazione e compressione! Anche per capire cos’è il mastering sono importanti. Il principio è lo stesso, quindi stavolta non la tiro per le lunghe, se volete la versione lunga andatevi a leggere il nostro articolo sul mixing.

L’equalizzazione va ad agire sulle frequenze delle tracce registrate, quelle che compongono la vostra canzone multitraccia. Quanto ce ne sarà bisogno, farà risaltare i vocals sopra il riff di chitarra e viceversa. In parole povere, bilancerà la distribuzione dei suoni nelle canzoni, alzerà il suono dove è troppo basso e viceversa.

Lo stesso discorso vale per la compressione, che andrà invece a creare una soglia per le frequenze delle vostre tracce, in basso e in alto, per dare una maggiore uniformità ai vostri pezzi.

Quali sono le principali differenze tra equalizzazione e compressione nel mastering audio e nel mixaggio?

Nel primo caso l’intervento sarà molto più leggero, il grosso sarà stato fatto prima. Qui il lavoro è molto di fino, vanno dati gli ultimi tocchi. Correggere qualche errore che può essere sfuggito nelle fasi precedenti.

Un fonico che sappia davvero cos’è il mastering non va giù pesante, non è questo il suo scopo, se troppe cose non vanno, significa che il pezzo deve tornare alla fase precedente, al mixing.

Sequenziare

Ah, già! Piccolo dettaglio, per sapere cos’è il mastering audio dovete necessariamente sapere cos’è un sequenziatore dinamico triptolocale polifasico, quindi ripassate i testi del vostro corso di ingegneria aerospaziale e tutto a posto. 

cos'è il mastering audio[spiegato semplice]

Si scherza, quando si parla di sequenziare in fase di mastering ci si riferisce al lavoro che si fa sulle canzoni di un album.

Anzitutto su fade-in e fade-out, avete presente quando verso la fine di un pezzo il suono inizia a sfumare, abbassandosi sempre di più? Quello è un fade-out, il fade-in è invece il progressivo aumento di volume del pezzo successivo.In questo modo la transizione non sarà netta.

Se invece siete più tipi alla John Cage, segaioli musicali che pensano che la musica si apprezzi solo in contrasto col suo opposto (il silenzio), allora dovrete sequenziare in modo diverso, lavorando su come introdurre i silenzi tra un pezzo e l’altro o all’interno di una singola canzone.

Qua sotto,

un esempio pratico di una canzone sistemata col mastering audio, prima e dopo:

Ora sapete cos’è il mastering audio

Bella battuta. Il mastering richiede anni e anni di pratica per allenare l’orecchio, è un lavoro decisamente meno invasivo del mixing. 

Eppure le modifiche in fase di mastering sono fondamentali, sono la confezione sbrilluccicante che permetterà a chi ascolta i vostri pezzi e il vostro album di ascoltare la vostra vera musica, al massimo della resa, senza fastidiose sbavature dovute ad errori tecnici, o a problemi di registrazione.

Pensate ad un pacco di cereali da colazione, magari sono buonissimi, ma la scatola è rovinata, mezza aperta. Siate onesti, quale comprereste? La scatola a fianco, nuova di zecca, o quella rovinata? 

Per questo motivo nel caso del mastering, a meno che non abbiate un orecchio sopraffino o anni di esperienza, è importante farsi aiutare da chi questa esperienza ce l’ha.

Contattaci per tirare a lucido il tuo pezzo, e continua a seguire il blog per altre guide non mazzose.

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Luca Oliveri

Mi chiamo Luca Oliveri, sono un Producer / Compositore.
Aiuto artisti, producer e musicisti a realizzare i propri progetti musicali, offrendo consulenze ed offrendo servizi di produzione musicale, mix e mastering audio.

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